
15 Apr La sindrome dell’impostore
Di cosa si tratta?
Oggi noi di O.me abbiamo deciso di parlare di una sindrome molto diffusa ma ancora poco conosciuta: la sindrome dell’impostore è un modo non tecnico per definire una strana condizione mentale che colpisce paradossalmente le persone più intelligenti e rischia di metterne in pericolo i futuri successi.
E’ una attitudine psicologica particolarmente diffusa fra le persone di successo, caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto “impostori”.
A dispetto delle dimostrazioni esteriori delle proprie competenze, le persone affette da tale sindrome rimangono convinte di non meritare il successo ottenuto che viene tipicamente ricondotto a fattori quali la fortuna o il tempismo, oppure ritenuto frutto di un inganno o della sopravvalutazione degli altri.
Dopo aver centrato un obiettivo, magari anche difficile, ti è mai successo di minimizzarlo? O peggio ancora minimizzare il tuo operato?
Quante volte hai pensato che magari ti è “andata bene”, o che non saresti in grado di replicare ciò che hai fatto perché si è trattato solo di fortuna?
E’ proprio questo l’atteggiamento di cui parliamo in questo articolo e a soffrirne sono spesso quelle persone che lavorano duro e ottengono ottimi risultati, ma che purtroppo non sono in grado di riconoscere i propri meriti e il proprio valore.
Soffrono di sindrome dell’impostore scrittori e musicisti, uomini d’affari, anche attori che hanno vinto premi oscar! Attori del calibro di Denzel Washington e Meryl Streep vivono nella convinzione che, prima o poi, qualcuno li smaschererà!
Il fenomeno è stato identificato per la prima volta, dalle psicologhe Pauline Clanche e Suzanne Imes nel 1978, che nelle loro ricerche riportano che quasi il 70% della popolazione ha sperimentato almeno una volta nella propria vita questo fenomeno psicologico e che soprattutto le donne di successo ne sono affette.
Gli psicologi dicono che sembra essere sempre più diffuso nel mondo odierno, ipercompetitivo ed economicamente insicuro.
Il fatto curioso è che conseguire nuovi risultati positivi, guadagnarsi ulteriori riconoscimenti, far carriera o acquisire nuove conoscenze non sembra migliorare lo stato d’animo. Anzi: il senso di inadeguatezza può anche crescere.
Parte della sindrome dell’impostore deriva da un senso di umiltà nei confronti delle nostre capacità.
Questo atteggiamento è sano e può spingerci ogni giorno a migliorarci.
Il problema nasce nel momento in cui iniziamo ad essere troppo umili, di fatto diventando dei perenni insicuri infatti il continuo autosabotaggio può essere deleterio e può mettere in serio pericolo il nostro successo a lungo termine.
Comportamenti per vincere la sindrome dell’impostore
1 ricordati che i momenti di fiducia ed entusiasmo possono naturalmente alternarsi a momenti di dubbio: la cosa migliore da fare è godersi i momenti di fiducia e ricordare che quelli di sfiducia sono passeggeri.
2 accetta i complimenti, controllando la reazione automatica a sminuirli, e impara semplicemente a dire “Grazie”.
3 Impara a non prenderti troppo sul serio.
4 Accetta che fare meglio in assoluto è un obiettivo irrealistico, ma più sensato è cercare di fare del nostro meglio.
5 Riconosci i tuoi meriti
6 Ripercorri di tanto in tanto la tua storia, magari anche scrivendola, e ricorda la fatica, l’impegno (e i fallimenti) che hanno preceduto i successi ottenuti.
7 concediti la possibilità di sbagliare
Conclusioni
La sindrome dell’impostore non è attualmente riconosciuta tra i disturbi mentali descritti nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).
Ciò nonostante, non va affatto sottovalutata in quanto può portare ad amplificare situazioni o aspetti caratteriali di insicurezza, i quali possono portarti ad una “paralisi nelle azioni” e a preferire di non agire per paura di essere smascherato da altri. ( quando invece non c’è niente da smascherare in quanto i successi ottenuti sono farina del tuo sacco).
Le persone che valgono, hanno sempre una buona dose di umiltà l’importante è che quest’ultima non sfoci nell’insicurezza 🙂