Lavorare senza Partita Iva: ecco alcuni approfondimenti indispensabili

Lavorare senza Partita Iva: ecco alcuni approfondimenti indispensabili

Per un disoccupato svolgere alcuni lavoretti, magari anche da casa, è il modo più semplice per guadagnare qualcosa e per cercare un lavoro un po’ più sostanzioso. L’aspirante imprenditore ha bisogno di valutare l’andamento economico della sua attività almeno per un minimo periodo di prova. Allo stesso tempo il freelance salta da un lavoro ad un altro senza realmente produrre grandi introiti. In tutte queste situazioni aprirsi una Partita Iva risulta un po’ troppo azzardato e costoso. I versamenti richiesti dall’Inps possono addirittura superare i compensi ricevuti. Lavorare senza Partita Iva è l’obiettivo di molti giovani e non. E’ il cruccio di coloro che sono svantaggiati dai costi che comporta aprire una Partita Iva. In Italia la tassazione è molto elevata e la paura di dover incappare in costi ben oltre i ricavi è bloccante. Ai costi previsti dalla tassazione (INPS compreso) si aggiungono quelli derivanti dal commercialista e dal notaio per aprire una società.  Quando si è agli inizi è impensabile poter fare un passo così costoso e con tante incertezze che gravano sul futuro immediato. Quanto costa un commercialista? Tra i 1.000 e i 1.200 euro a cui dobbiamo aggiungere l’onorario del notaio, l’Inps e via andare. Oltre a ciò ci saranno altri costi che magari ora non si riescono a vedere e quantificare, solo per chiudere una società di capitali occorre il Notaio un’altra volta. Un salasso a cui lo stato ha preferito voltare le spalle se non per la possibilità di usufruire di agevolazioni limitate e limitanti. Fortunatamente ci sono alternative valide e che in parte ci fanno dormire tranquilli. Si tratta delle collaborazioni occasionali e del regime dei minimi. In quest’ultimo caso però la partita IVA la si apre ma si ottengono notevoli agevolazioni fiscali. Occorre però fare attenzione ai versamenti per l’Inps. Puoi iniziare a lavorare senza partita IVA ricorrendo alle prestazioni occasionali. Ci sono dei limiti ovviamente altrimenti tutti sfrutterebbero questa modalità.
  • La durata della prestazione non può eccedere i 30 giorni nell’arco dello stesso anno solare per lo stesso committente
  • la prestazione deve essere svolta una volta sola all’anno con lo stesso committente
  • la somma di tutti i compensi percepiti nell’anno solare non deve superare i 5.000 euro.
Al termine del lavoro occorre presentare la Ricevuta della Prestazione Occasionale al cliente (committente). La ricevuta dovrà contenere i seguenti dati:
  • i dati fiscali completi di chi ha svolto il lavoro
  • i dati del Cliente
  • bisogna numerare e datare la ricevuta Occasionale
  • una descrizione del lavoro svolto
  • il compenso pattuito
  • la Ritenuta d’Acconto (se il Cliente ha la Partita IVA)
Non si dovranno versare i contributi INPS e le varie tasse vengono annullate per effetto del versamento della ritenuta d’acconto del 20%. Bisogna stare attenti a non cadere in situazioni contestabili come l’attività professionale e abituale, farlo in maniera continuativa, essere nello svolgimento del proprio lavoro non in maniera subordinata o controllata dal cliente. Non occorre redigere e firmare un contratto scritto vista la natura del rapporto occasionale, inoltre non pagando contributi Inps non ci saranno tutele in merito alla disoccupazione, alla maternità o altre tutele di carattere previdenziale.

Qualche approfondimento per i lavori occasionali

Approfondimenti Lavori Occasionali

Qualche approfondimento per i lavori occasionali: documento fiscale e ritenuta d’acconto

Fatta la prestazione di lavoro occorre emettere il documento fiscale che prende il nome di ritenuta d’acconto. Vediamo come si calcola la RA comprensiva del contributo al 20%. Ipotizziamo che il freelance abbia pattuito un compenso di 2.000 euro, al termine del lavoro rilascerà il documento fiscale calcolato nel modo che segue: Imponibile = 2000 Euro Ritenuta d’ Acconto del 20% = 400 Euro Netto da pagare = 1600 Euro Il compenso netto è quindi di 1600 euro, i 400 della ritenuta d’acconto dovranno essere versati entro il 16 del mese successivo mediante modulo F24 a cura del cliente (committente). Occorre fare molta attenzione ad alcune conseguenze derivanti dalla norma che regola la prestazione occasionale. Un limite importante allo sviluppo del lavoro da parte di coloro che scelgono la strada di non aprire una Partita Iva è la pubblicizzazione della propria attività. Non si può in nessun modo pubblicizzare la propria abilità, sembra esagerato e probabilmente lo è. Niente biglietti da visita, ne volantini promozionali, o radio e tv. Purtroppo nemmeno Internet, la prestazione deve essere occasionale nel vero senso della parola. Al massimo, ma si gioca sul limite, si potrà avere un blog che parla genericamente dell’argomento senza però richiamare alla prestazione lavorativa, un po’ troppo rischioso e soprattutto inefficace. Nella pratica in qualche modo qualcuno ha conosciuto le tue abilità e ti ha ingaggiato, una forma di pubblicità ci sarà pure stata ma non deve risultare formale nei confronti dello Stato. Quando decidi di lavorare senza partita Iva fai attenzione al tuo compenso. non è raro il fraintendimento tra il compenso lordo e quello netto. Le cose cambiano e anche di parecchio. Meglio specificare per evitare discussioni di pochi euro. Questo tool poi ti aiuta a calcolare la ritenuta d’acconto.

Considerazioni

Se hai il dubbio di come fare a rimanere nella legalità per un lavoro di pochi euro spero che sia per te stato utile il contenuto di questo articolo. Se invece sei al limite e non sai se provare a fare il salto verso la Partita Iva sei esattamente nel punto più critico. Rimanere dove sei è comodo ma i rischi di sforare i parametri indicati dalla legge ci sono, se invece prendi la decisione di aprirti una Partita Iva devi calcolare i costi, soprattutto quelli per la previdenza. Queste norme stanno in parte alla base del mancato sviluppo del lavoro in Italia poiché è chiaro a tutti che l’imprenditore vuole assumere solo persone capaci e ne vuole essere certo. Farsi conoscere attraverso le proprie capacità è naturale ma si scontra con l’impossibilità di farlo se non andando porta a porta. Seppur con i regimi minimi si sia fatto un tentativo per inquadrare alcuni lavori un po’ più che occasionali, è facile notare che il peso del solo Inps spinge ai limiti queste iniziative. Il non tener conto poi dei costi di costituzione e tenuta della contabilità vanificano il tentativo, che rimane invece un modo per alcuni di risparmiare. Va aggiunto, in ultimo anche che sotto i 25,82 euro non è richiesta la ritenuta se non ha come oggetto esclusivo l’esercizio di attività commerciali.